Lanfranco Raparo

Quando, nel lontano 1962, il giovane artista Lanfranco Raparo giunse per la prima volta a Marradi, aveva alle spalle un’infanzia funestata dalla guerra, una giovinezza inquieta di studi e di ricerca artistica e un confuso desiderio di stabilità e di pace. Aveva presentato domanda di supplenza per l’insegnamento di Educazione Artistica presso la locale Scuola di Avviamento e non sapeva ancora che la sua vita stava arrivando alla svolta cruciale delle scelte definitive.

Aveva la consapevolezza della sua arte, dono prezioso ricevuto in sorte e coltivato sempre con dedizione negli anni degli studi a Firenze, ma anche una sua peculiare aspirazione a spartire con gli altri ciò che in genere gli artisti riservano a pochi e ben selezionati spiriti eletti.

Non lasciò più Marradi; restò qui a insegnare e a vivere per sempre, e fu un insegnante di strepitosa bravura, fuori dagli schemi delle teorie didattiche, capace di trasmettere emozioni e di far emergere attitudini nascoste, uno di quei rari maestri che negli scolari non travasano contenuti, ma accendono fiaccole.

Alla pagina “Argomento della lezione”, nei suoi registri, accanto alle date si vedeva scritto “arte, arte, arte …”. E così era. Per decenni gli scolari marradesi conobbero il piacere del suo insegnamento; e, insieme, il paese intero riconobbe in lui l’artista della comunità, al servizio delle richieste, molteplici e diverse, cui con ineffabile tranquillità si adoperava a rispondere: un manifesto per la sagra, uno stemma per il Comune, un emblema per il gruppo sportivo, un cartellone, una cartolina, un’etichetta, un adesivo.

Aperto verso gli altri, ironico, democratico nel senso più stretto del termine, disegnava, dipingeva, scolpiva dentro e fuori dall’aula scolastica, lungo i sentieri intorno a Marradi e a casa degli amici, apparentemente senza sforzo alcuno, aprendo le sue opere in divenire al giudizio e al commento dei marradesi, cui quelle opere erano quasi sempre destinate.

Nel suo indimenticabile studio, zeppo di quadri, sculture, modellini di aerei, uccelli impagliati, raccolte di vecchie riviste …), era facile incontrarlo a qualunque ora, ed era bello intrat-tenersi con lui in lunghe conversazioni sull’arte, sulla vita della Scuola, sulle storie buffe dei marradesi … Non aveva fretta, non amava gli impegni pratici della vita di ogni giorno, ma poteva lavorare per ore e ore alla realizzazione di un progetto che lo appassionasse.

Grande disegnatore, ha lascito una quantità copiosissima di ritratti eseguiti a matita, a biro, a sanguigna, in massima parte dedicati a rappresentare i volti dei marradesi giovani e vecchi, componendo quasi un’ideale galleria di indimenticabili tipi umani.

Molti dei suoi quadri hanno per tema il paese amato: i monti, i boschi, gli animali, le case, i colori e le luci delle stagioni. Alcuni, di grande impegno, toccano momenti cruciali della storia di Marradi, come “La battaglia delle Scalelle”, “Quel Giugno del ‘44”, “Estate di fuoco”. La grande mostra antologica che il Comune di Marradi (di cui Raparo era cittadino onorario fin dal 1987) gli ha dedicato nel 2005, a pochi mesi dalla morte, ha visto sfilare davanti alle sue opere l’intera cittadinanza, commossa e partecipe nel riconoscimento di luoghi, volti, eventi legati intimamente alla vita del paese.

"Livietta Galeotti Pedulli"